by karla | 2:37 pm

La lettura di questo libro è agevole e divertente. È una poesia scritta con raffinatezza e brillantezza, un connubio di periodi storici e filosofie apparentemente sconnesse, ma magistralmente intrecciate.

L’autore ci guida attraverso un percorso di riflessioni, sottolineando l’importanza delle differenze e aprendo la mente a nuove prospettive. Il libro offre una visione insolita del nostro mondo, sempre più dominato dai big data e dall’informazione. Un esempio eloquente è l’analisi della distinzione tra selfie, immagine digitale e fotografia analogica.

Con saggezza, l’autore scrive: “La fotografia analogica quale medium del ricordo racconta una storia, un destino….La fotografia digitale non è romanzesca, bensì episodica…” Queste riflessioni conducono il lettore a una profonda considerazione sulla nostra relazione con l’immagine e la memoria. Questo solo uno degli esempi.

L’intelligenza artificiale, tema sempre attuale e affascinante, trova spazio in questo libro. Non poteva essere altrimenti. L’autore ci fa sorridere con la dichiarazione audace che l’intelligenza artificiale non può pensare perché non è in grado di “faire l’idiot”. Troppo intelligente per fare l’idiota, ciò implica una mancanza di capacità di comprendere l’assurdo e di sperimentare emozioni, a meno che non si dimostri il contrario.

La lettura di “Le non cose” non solo intrattiene, ma spinge il lettore a riflettere profondamente. Alla fine dei conti, emerge il messaggio chiave: conoscere e osservare sono cruciali per non trovarsi impreparati di fronte alle sfide del nuovo mondo che si profila all’orizzonte, dove il progresso tecnologico si intreccia con la complessità umana.

Chissà, forse leggendolo ci prepariamo a incontrare un giorno “l’uomo bicentenario” in un mondo in cui la tecnologia e la umanità convergono in modi ancora inesplorati.

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Macropuntinismo e oltre