by karla | 7:46 am

Ieri sera, mentre Sinner e Djokovic davano spettacolo su altri campi, ho avuto il piacere di immergermi nel magico mondo del teatro qui a Milano. Precisamente al Teatro Elfo Puccini. Questo teatro si distingue sempre per una programmazione particolare, che potrei definire gustosa e invitante. In questa occasione, ho assistito alla rappresentazione di “Re Lear”.

Il viaggio straziante di Re Lear

“Re Lear” ci tocca da vicino, poiché è il racconto di uno dei viaggi più strazianti dell’uomo verso la sua vera essenza. La parabola di Lear è terribile, poiché trascina il nostro tempo oltre il suo corso naturale, usurpando la vita e bloccando il passaggio fra le generazioni. Questo nefasto processo si trasforma in una guerra che non può che portarci a un destino di follia e cecità.

Bagliori di amore nel buio tempestoso

Ma sotto il cielo scuro e tempestoso, emergono brevi, strazianti bagliori di amore. L’incontro di Edgar con il padre accecato, la dedizione di Kent per il suo re, la pietà di Lear per il suo Matto e il lamento sul corpo della figlia Cordelia sono momenti che risplendono nel buio della tragedia.

Il linguaggio utilizzato dai personaggi, un miscuglio tra l’originale e l’attuale, crea una commistione perfetta. Nonostante Shakespeare non avrebbe mai utilizzato i termini contemporanei come “chi è in e chi out”, l’incrocio di stili linguisticamente diversi si dimostra sorprendentemente efficace. Ascoltando i dialoghi, non si può fare a meno di riflettere su quanto essi siano ancora straordinariamente attuali, testimoniando la perdurante rilevanza delle opere di Shakespeare nel corso dei secoli. “Con la sua onesta ottusità le mie trame corrono” risuona ancora nel cuore dello spettatore, svelando la maestria intramontabile del Bardo.

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