by karla | 7:05 pm

Quest’estate ho fatto una scoperta letteraria che ha cambiato il mio modo di vedere la montagna e, in un certo senso, il mio approccio alla vita stessa. Il libro in questione è “Le Otto Montagne” di Paolo Cognetti, un autore che avevo scoperto grazie al film “Sogno del Grande Nord,” diretto da Dario Acocella. 

Era una serata d’estate quando decidemmo di passare del tempo in una libreria, io e un’amica. Entrambe eravamo affascinate dall’opera di Cognetti, quindi ognuna di noi scelse un suo libro. La fortuna sorrise a lei, che ebbe l’onore di leggerlo subito. Io, invece, scelsi di leggere qualcos’altro. Ma il destino aveva altri piani. Ritrovai “Le Otto Montagne”, con il suo richiamo irresistibile, appoggiato sul bancone della libreria, come se mi chiamasse a sé. Quell’acquisto, in seguito, si rivelò essere un atto del destino.

Parlando di letture, credo che molti di noi abbiano stagioni letterarie. Passiamo dall’essere avidi lettori a periodi di totale astinenza. Io, personalmente, oscillo tra questi due estremi senza una via di mezzo.

Tornando al libro, mi ha catturato fin dalla prima pagina, proprio come l’essenza delle montagne stesse. La vita tra le cime può essere paragonata, come fece un imprenditore durante un congresso sull’industria 4.0 andando controcorrente, a un ritorno all’industria lenta. È il ritorno a un ritmo naturale, all’ascolto del proprio bioritmo, e all’armonia con la natura circostante.

Riflessioni montane: ascoltare il bioritmo e trovare l’armonia con la natura

Personalmente, ho vissuto nel Trentino, circondata dalle montagne, ma ho imparato ad apprezzarle solo in un secondo momento. Forse perché non volevo ammettere di essermi trasferita da una città a una località montana. Tuttavia, alla fine ho ceduto all’evidenza e ho iniziato a esplorare senza pregiudizi.

Nel libro di Cognetti, ho ritrovato le stesse sensazioni e riflessioni che avevo vissuto personalmente. La montagna insegna a pazientare, a vivere il momento presente. È quasi misterioso come, in montagna, ci si saluti tutti, ci si riconosca come parte di un’unica comunità. Ma una volta tornati in città, l’indifferenza e la distanza sembrano prevalere. Siamo tutti troppo occupati per ricordare di respirare, figuriamoci per essere davvero presenti per noi stessi e per gli altri.

Vorrei esprimere la mia gratitudine a Paolo Cognetti per la sua scrittura sincera e onesta, per la sua capacità di catturare l’essenza delle montagne e per avermi regalato un’esperienza di lettura straordinaria. So di essere arrivata in ritardo a questa scoperta, ma ho imparato che nella vita, così come in montagna, ognuno di noi ha i propri tempi, e questo è un regalo prezioso da accogliere.

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