by karla | 11:04 am

Quando i ricordi tornano a galla…

Non c’è nulla di più straordinario di quei momenti in cui i ricordi, tramite Facebook o Google, riemergono dalla nebbia del passato. Non si limitano a mostrarti semplicemente delle foto, ma ti riportano indietro nel tempo, proprio come è successo a me. Qualche mese fa, uno di quei ricordi è stato il film “Sogno del Grande Nord” di Paolo Cognetti. L’ho visto al cinema, durante il Festival della Montagna di Trento nel 2021 in ottima compagnia direi. Mi trovo ora a raccontare l’esperienza che, a suo tempo, ha lasciato un’impronta indelebile nella mia mente.

Un’atmosfera di tempi passati

Ricordo bene quel periodo, un momento in cui le condizioni particolari rendevano ogni uscita un’esperienza fuori dall’ordinario. Era l’epoca in cui andare al cinema non era solo una scelta di intrattenimento, ma un atto che richiedeva registrazione, l’uso costante della mascherina e il rispetto del distanziamento sociale. Nonostante tutto ciò, abbiamo deciso di affrontare queste sfide e abbiamo colto l’opportunità di immergerci in un’esperienza visiva unica. Una volta seduti ridemmo alla battuta “pensa se ci fossero i sottotitoli in croato”. Tra tutte le lingue menzionata proprio l’unica che conosco e per puro caso…

Un viaggio dentro e fuori

“Sogno del Grande Nord” è stato molto più di un semplice film. È stato un viaggio dentro di me, un’occasione per esplorare incontri e riflessioni profonde. Paolo Cognetti, insieme a un amico illustratore, ha disegnato i punti salienti di questo viaggio, momenti che hanno segnato la mia memoria e la mia anima. Queste tappe rappresentano il nucleo stesso del film, dando vita a un messaggio potente che continua a risuonarmi dentro.

L’itinerario intrapreso dal protagonista ha fornito l’opportunità di sondare il complesso rapporto tra lui e la natura. Ripercorrendo le parole dei grandi maestri della letteratura americana e rivisitando i luoghi descritti da loro, Cognetti ha dato vita a una ricerca di nuovi orizzonti esistenziali. Questa ricerca non riguardava solo lui, ma abbracciava anche l’idea di una convivenza più armoniosa tra l’essere umano e l’ambiente circostante.

Un riflesso dell’epoca

È incredibile quanto il film sia riuscito a catturare l’essenza del momento. È diventato un riflesso delle sfide e delle speranze che stavamo vivendo, connettendo la sua esperienza a quella di un protagonista alla ricerca di una direzione in mezzo all’incertezza.

L’uscita dalla sala cinematografica è stata un’esperienza che ha lasciato il segno. Mi sono sentita più vicino alla mia essenza, ma anche alla bellezza selvaggia del mondo naturale. Inoltre, abbiamo avuto l’onore di incontrare il regista stesso, Dario Acocella, un momento che abbiamo immortalato con uno scatto fotografico ora prezioso tra i miei ricordi.

Un’esperienza trasformativa

In definitiva, “Sogno del Grande Nord” non è stato solo un film, ma un’esperienza trasformativa. Mi ha accompagnato attraverso momenti difficili, toccando corde profonde dentro di me. Ha dimostrato il potere unico del cinema nel risvegliare emozioni autentiche e nel trasformare una visione cinematografica in una connessione profonda con la vita stessa.

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