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by karla | 3:25 pm

Camminavo insieme a mia sorella lungo il viale alberato, i nostri passi cadenzati come una melodia familiare. In quel momento, il sole del tardo pomeriggio accarezzava dolcemente la nostra pelle, regalandoci una sensazione di tranquillità e serenità. Senza preavviso, ho condiviso con lei il tema dell’ultimo libro che avevo affrontato. Era un libro che speravo mi appassionasse, ma che invece sembrava sospeso in una sorta di limbo, incapace di accendere il mio entusiasmo.

“Non mi appassiona, ma mi sto imponendo di finirlo comunque,” le ho confessato, sperando che le parole potessero portare un senso di chiarezza a una situazione che avevo difficoltà a decifrare.

La risposta di mia sorella è arrivata diretta, come un fulmine in una giornata serena: “Non dobbiamo mica niente a nessuno. Lascia lì e passa ad altro.” L’energia delle sue parole ha scosso l’aria, rimbalzando nelle mie orecchie come un eco profondo. Era come se un velo fosse stato sollevato da un angolo nascosto della mia mente, rivelando una verità che non avevo mai osato ammettere.

Il peso delle aspettative

Le parole di mia sorella hanno fatto emergere una realtà che non avevo mai considerato: l’idea di dover finire ogni cosa che iniziamo. Mi sono resa conto che, anche se avevo iniziato quel libro con un obiettivo in mente, non ero costretta a portarlo a termine se non riusciva a catturare la mia attenzione. L’apprendimento, così come la lettura, dovrebbe essere un atto di scoperta e piacere, non una mera formalità da adempiere.

Eppure, quella stessa convinzione che aveva guidato mia sorella mi ha spinto a considerare una prospettiva diversa. Mi sono ricordata di un’altra amica che aveva commentato: “Non si può ascoltare proprio tutto.” Era come se le parole di queste due donne, provenienti da contesti diversi, si stessero unendo per illuminare una strada più chiara.

La sete di conoscenza

Mentre camminavamo ancora, la conversazione si è spostata su temi più ampi. Ho espresso la convinzione che se avevo deciso di leggere quel libro, doveva pur esserci un motivo. Anche se il libro non riusciva a catturarmi, c’era ancora la speranza di estrarre una lezione o una prospettiva che mi avrebbe arricchito in qualche modo.

“Magari sfogliando le pagine troverò la ragione,” ho detto, cercando di razionalizzare la mia decisione di continuare nonostante l’assenza di entusiasmo.

La ricerca di conoscenza, la sete di apprendere e crescere, non dovrebbe mai essere dettata da un senso di obbligo, ma da una genuina curiosità e desiderio. 

E così, come ho riflettuto sulle parole di mia sorella e sull’esperienza del libro che mi aveva impegnato, ho pensato all’affermazione di Michelangelo Buonarroti: “Sto ancora imparando.” Queste parole risuonano come un richiamo costante alla sete infinita di conoscenza che ci accompagna lungo il nostro viaggio. L’apprendimento non ha limiti di età, non conosce barriere. È il filo conduttore che unisce il nostro passato, il nostro presente e il nostro futuro, guidandoci attraverso il labirinto delle esperienze e delle scoperte.

In fondo, forse è proprio questa sete di conoscenza, questa ricerca incessante di nuove prospettive e intuizioni, che rende la vita una danza vibrante e continua. Un’armonia che ci invita a esplorare, a scoprire e a imparare, sempre.

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