black and red typewriter
by karla | 12:11 pm

Chi non ama ascoltare le storie di famiglia? Sono come fili che intrecciano il nostro presente al passato, portandoci in luoghi lontani e tempi remoti, regalandoci emozioni e lezioni di vita preziose. E così, in un incantevole venerdì sera trascorso a casa di una cara amica, mi sono ritrovata immersa in un mondo di ricordi e racconti che hanno colorato la serata con la magia della nostalgia.

Sedute a tavola, io e lei, due anime affini unite dall’affetto e dalla comprensione, abbiamo iniziato a esplorare il significato nascosto di ciò che ci circondava. Il mio sguardo è caduto su un quadro che troneggiava sulla parete alle mie spalle: un’opera che avevo dipinto io stessa, un’immagine in bianco e nero che raffigurava una madre con il suo bambino, un’opera che trasudava amore infinito. La mia amica, con gli occhi brillanti di emozione, mi svelò il vero significato di quella tela: un tributo all’eterno legame tra genitori e figli, un messaggio di amore e protezione che attraversa i secoli.

Ma non fu solo il quadro a catturare la mia attenzione quella sera. Sul mobile a fianco, una statua in ferro attirò la mia curiosità, emanando una sensazione di libertà e speranza. La mia amica mi raccontò che quella statua era stata creata dal suo nonno durante un periodo buio della sua vita: la prigionia. Con un misto di sorpresa e ammirazione, la pregai di svelarmi di più su quella storia avvincente.

La storia eroica di Francesco G.

Quello che ascoltai fu un racconto eroico di resilienza e determinazione. Suo nonno, Francesco G., nato con privilegi e titoli nobiliari, si era trovato improvvisamente privato di tutto, tranne che di un campo da coltivare. Ma anziché arrendersi al destino avverso, aveva coltivato la sua passione per l’arte e l’artigianato, diventando un abile ebanista.

La guerra lo aveva portato lontano dalle sue terre, fino in Tunisia, dove era stato fatto prigioniero. Ma anche in quella situazione estrema, Francesco aveva trovato la forza di resistere e creare. Una delle opere che aveva plasmato durante quegli anni di prigionia era proprio quella statua che ora ammiravo con riverenza.

E così, tra un boccone e l’altro, tra un sorriso e una lacrima di commozione, ho vissuto quella serata come un viaggio nel tempo. Scoprendo le radici profonde e le storie straordinarie che si celano dietro le vite di persone comuni diventate eroi nella propria semplicità. Perché, alla fine, sono le storie come quella di Francesco G. che ci ricordano quanto sia importante resistere alle avversità e lasciare un segno indelebile nel tessuto della storia.

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